Giro d'Italia 1946

Bandiera dell'Italia Giro d'Italia 1946
Gino Bartali, vincitore, portato in trionfo a Milano
Edizione29ª
Data15 giugno - 7 luglio
PartenzaMilano
ArrivoMilano
Percorso3 049 km, 17 tappe
Tempo95h32'20"
Media33,948 km/h
Classifica finale
Primo
Secondo
Terzo
Classifiche minori
MontagnaBandiera dell'Italia Gino Bartali
SquadreBandiera dell'Italia Benotto
AggruppatiBandiera dell'Italia Salvatore Crippa
Maglia neraBandiera dell'Italia Luigi Malabrocca
Cronologia
Edizione precedenteEdizione successiva
Giro d'Italia 1940Giro d'Italia 1947

Il Giro d'Italia 1946, ventinovesima edizione della "Corsa Rosa", la prima dopo la pausa bellica, si svolse in diciassette tappe dal 15 giugno al 7 luglio 1946, su un percorso di complessivi 3 049 km. Fu vinto da Gino Bartali, che completò il percorso in 95h32'20" alla media di 33,948 km/h, davanti ai connazionali Fausto Coppi e Vito Ortelli, rispettivamente secondo e terzo.

A causa della guerra, il numero di professionisti al via si ridusse in maniera sensibile, con soltanto 79 ciclisti alla partenza, tutti italiani (incluso l'italo-americano Joseph Magnani); di questi, 40 portarono a termine la prova.[1][2] Coppi e Bartali, compagni alla Legnano nel 1940, gareggiarono per la prima volta sotto colori diversi, dato che il primo si era da pochi mesi trasferito alla Bianchi. Durante questo Giro Bartali non vinse tappe, ma vestì di rosa nelle ultime cinque giornate di corsa e fece suo il Gran Premio della Montagna; l'"Airone" conquistò invece tre tappe, due delle quali sulle Dolomiti, oltre a quella finale in volata all'Arena Civica di Milano (in cui fu poi declassato per irregolarità), ma pagò il distacco di oltre quattro minuti accumulato nella Chieti-Napoli e in classifica chiuse secondo per soli 47".[3][4][5] In quest'edizione del Giro fu introdotta la maglia nera, assegnata all'ultimo classificato nella graduatoria generale finale, Luigi Malabrocca.

Il 30 giugno, durante la tappa da Rovigo a Trieste, attivisti anti-italiani favorevoli all'annessione di Trieste alla Jugoslavia bloccarono la carovana del Giro a circa 2 km a est di Pieris, ostruendo la strada con blocchi di cemento e bersagliando i corridori con lanci di chiodi e pietre. La Polizia della Venezia Giulia al seguito del Giro, composta da militari americani, intervenne per sgombrare la strada dai manifestanti, dai quali partì un colpo di pistola che ferì un agente. Ne scaturì uno scontro a fuoco con altri manifestanti, fino a quando la Polizia riuscì a disperdere la folla. L'organizzazione del Giro aveva già deciso di dichiarare conclusa a Pieris la tappa, con tempi eguali per tutti (6 ore), ma alcuni atleti capeggiati dal triestino Giordano Cottur insistevano per raggiungere comunque Trieste. Le incertezze espresse da Coppi e Bartali vennero risolte dagli ordini di scuderia della Legnano e della Bianchi, che prelevarono i loro atleti per trasferirli a Udine, divenuta sede di partenza (per motivi di ordine pubblico) della tappa successiva.[3] Diciassette corridori, tra cui Cottur, si fecero invece trasportare sugli automezzi militari fino a Grignano, da dove si diressero verso il traguardo approntato nell'ippodromo di Montebello (nella zona nord di Trieste): qui furono acclamati e portati in trionfo dagli abitanti della città.[3][4][6][7][8]

  1. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore mdc
  2. ^ (EN) 1946 Giro d'Italia, su bikeraceinfo.com. URL consultato il 20 giugno 2020.
  3. ^ a b c 1946, su giroditalia.it. URL consultato il 20 giugno 2020.
  4. ^ a b Ciclismo in "Enciclopedia dello Sport", su treccani.it. URL consultato il 20 giugno 2020.
  5. ^ Lo scalatore Bartali vittorioso per la terza volta nel Giro d'Italia (PDF), in L'Unità, anno XXIII, n. 159, 9 luglio 1946. URL consultato il 20 giugno 2020.
  6. ^ Comunicato stampa dell'agenzia NNU, diramato alle 16.45 del 30 giugno 1946 e pubblicato integralmente sulla Gazzetta dello Sport del 1º luglio 1946
  7. ^ Leonardo Coen, Formidabile quel 1946, La Repubblica, 12 maggio 2004
  8. ^ Marco Pastonesi, Gli angeli di Coppi, Ediciclo, Portogruaro, 1999, pag.86

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